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L’eolico in Italia

L’energia eolica in Italia appare, in questa fase, un po’ sottovalutata. Nonostante il nostro Paese sia uno dei principali produttori di energia del vento a livello europeo, da diversi anni il ritmo delle nuove installazioni fatica a conoscere una accelerazione significativa. In particolare, i progetti di eolico offshore, di cui si parla da tantissimi anni, sono ancora sostanzialmente al palo, tra sindrome Nimby e mancate autorizzazioni. Senza dimenticare che tutti i documenti strategici di sviluppo delle energie rinnovabili in Italia sembrano privilegiare decisamente il ruolo del fotovoltaico rispetto a quello dell’eolico.

Ma quali sono realmente gli attuali numeri dell’energia eolica in Italia? Quali sono le prospettive e i numeri futuri di questa tecnologia? Quali le barriere e ostacoli che andranno rimossi per garantirne un pieno sviluppo?

I numeri dell’energia eolica in Italia

Andiamo con ordine, partendo dai numeri: l’Italia è il quinto paese in Europa in termini di capacità eolica installata, con complessivi 10.758 MW di impianti installati nel 2019, tutti quanti on shore, cioè a terra. Al momento, invece, non è in funzione neppure 1 MW di installazioni offshore, ossia sul mare. Un’altra peculiarità tutta italiana è che la stragrande maggioranza degli impianti eolici (oltre il 90%) sono concentrati nel Sud e nelle isole, a causa della maggiore disponibilità in queste regioni di siti adeguatamente ventosi. Inoltre, buona parte di questi 10 GW sono stati installati all’inizio dello scorso decennio, quando l’eolico poteva contare su un sistema di incentivazione abbastanza generoso, che ha permesso la realizzazione di buona parte dell’attuale capacità.

L’Energia eolica in Italia: numeri e prospettive di crescita

Eolico: gli effetti del lockdown

Negli anni successivi, invece, il ritmo di installazioni si è assestato intorno ad alcune centinaia di MW anno, trend che non è stato accelerato neppure con il Decreto Fer 1. Nonostante questi limiti, l’energia eolica assicura un contributo abbastanza rilevante al fabbisogno elettrico italiano, assestandosi intorno al 6% della domanda nazionale. Il 2020, però, è stato un anno piuttosto negativo: innanzitutto il lockdown ha comportato un evidente rallentamento nella realizzazione di nuovi impianti. Inoltre, la discesa della domanda nazionale di elettricità ha spinto spesso e volentieri il gestore di rete ha mettere in standby gli impianti eolici, per evitare sovrapproduzioni elettriche a livello locale. Il risultato finale è che, secondo le stime di Terna, la produzione di Terna è diminuita del -7,4% rispetto al 2019.

Le prospettive al 2030 per l’energia eolica

Ma quali sono le prospettive dell’eolico italiano nel medio-lungo termine? In attesa della ridefinizione del Recovery Fund, il documento a cui fare riferimento è il PNIEC, secondo cui nel 2030 l’energia eolica italiana dovrebbe arrivare a circa 19.300 MW di capacità installata, di cui circa 900 MW dall’eolico offshore. Questa capacità garantirebbe una produzione annuale di energia elettrica pari a 40 TWh, ovvero il 10% del consumo elettrico lordo nazionale. Tale scenario, secondo una stima dell’ANEV, contribuirebbe anche a incrementare l’occupazione con 67.200 posti di lavoro, distribuiti in buona percentuale nel Meridione.

Da notare che una buona parte della crescita dell’eolico potrebbe arrivare dagli interventi di repowering o reblading ossia dallo smantellamento delle vecchie turbine eoliche e dalla loro sostituzione con un numero significativamente inferiore di soluzioni di dimensioni e potenza maggiore, più performanti. Secondo una stima di Elettricità Futura, con un repowering diffuso la potenza dell’eolico potrebbe crescere di 3,4 GW, per una produzione aggiuntiva al 2030 di 12,1 TWh, quasi il 60% dell’incremento di produzione da eolico prevista dal PNIEC.  

La necessità di una svolta normativa per l’eolico

La grande domanda, naturalmente, è: quanto sono realistici questi obiettivi? Al momento è difficile dirlo, anche se, procedendo con la velocità dimostrata nel biennio 2019-2020, l’energia eolica italiana non riuscirebbe a tagliare il traguardo dei 40 TWh al 2030. In particolare, il principale nodo resta di natura autorizzativa: l’utilizzo delle superfici già sfruttate sarà insufficiente per raggiungere gli obiettivi al 2030. Occorre quindi garantire l’installazione di nuovi impianti anche su aree non ancora sfruttate. Un problema non da poco in un Paese popolato e antropizzato come l’Italia, dove l’energia eolica è ancora vista spesso e volentieri come una minaccia al paesaggio e all’ecosistema naturale (senza valutare il suo apporto in termini di riduzione delle emissioni di CO2).

Energia eolica in Italia: il problema delle nuove aree idonee

Il DL Semplificazioni del 2020 ha introdotto strumenti come il censimento e la classificazione dei suoli per l’individuazione delle nuove aree idonee per gli impianti da energia eolica, che sono però sono stati bocciati dalle associazioni di categoria perché la loro approvazione rischia di richiedere diversi anni prima della loro attuazione, vanificando il raggiungimento dei target nei tempi prestabiliti.

In secondo luogo c’è il tema degli incentivi: le aste previste dal Decreto Fer 1 sono considerate in maniera unanime un flop, dal momento che buona parte dei contingenti previsti per l’eolico non sono stati assegnati, per l’assenza di domande da parte degli operatori. Per raggiungere gli obiettivi al 2030, dunque, serviranno con tutta probabilità degli incentivi di tipo diverso, probabilmente più semplici e accattivanti rispetto a quelli attuali.

Eolico: la concorrenza con il fotovoltaico

Anche perché, non bisogna nasconderlo, l’energia eolica italiana vive e vivrà sempre più una competizione con un’altra fonte rinnovabile, il solare fotovoltaico. Quest’ultimo è infatti chiamato a raggiungere obiettivi ancora più ambiziosi (50,900 MW entro il 2030, dunque quasi 30.000 MW in più rispetto a oggi), ma può godere di una versatilità (leggi installazioni domestiche) e, soprattutto, di un’accettabilità sociale che l’eolico ancora non possiede. Dunque gli investitori e gli operatori rinnovabili, dovendo scegliere quali progetti realizzare, potrebbero decidere di puntare le proprie fiches sul solare, rallentando lo sviluppo dell’eolico italiano. In positivo, il settore potrebbe essere spinto dalla spinta all’elettrificazione dei consumi energetici nazionali, nonché dalla costruzione di una filiera nazionale delle turbine, che costituisce uno degli obiettivi del piano nazionale per il Recovery Fund.

Energia eolica: vantaggi e svantaggi

Gli impianti eolici offrono diversi vantaggi. Il più importante è il loro basso impatto ambientale legato all’assenza di emissioni di CO2 o sostanze inquinanti. L’energia eolica è una fonte di energia pulita dato che dipende unicamente dal vento.
Inoltre, la produzione di energia eolica ha dei costi bassi e viene considerata economica. Anche se gli investimenti iniziali per la realizzazione di un impianto eolico sono elevati, un impianto richiede in media un costo di circa 1 cent per KW/h.

Qual è il rovescio della medaglia, ovvero gli svantaggi dell’energia eolica? Da un lato l’impatto estetico e paesaggistico che le pale eoliche possono avere nell’ambiente; dall’altro, l’elevato costo di investimento iniziale.

In ogni caso, l’eolico viene considerato una delle fonti di energia rinnovabile più promettente per il nostro Paese.

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